19 luglio 2009

Il sofista malfatto - critica all'illusione democratica



IL SOFISTA MALFATTO
la breve stagione di Veltroni e l'illusione democratica

presentazione
martedì 28 luglio 2009 - h 18 - festa di Liberazione
Parco Togliatti, Bologna


intervengono
Manuela Bruschini - autrice
Oliviero Diliberto - segretario nazionale PDCI
Nando Mainardi - segretario regionale PRC

In una stagione durata soltanto 18 mesi, l’ex segretario del PD è riuscito a porre fine all’esperienza del centro-sinistra italiano e ad affermare la trasformazione della maggiore formazione di sinistra in partito governamentale. Questo libro racconta una storia inquietante, che parla di morte della militanza e del trionfo di un’estetica mediatica sulle ideologie. anche a sinistra.


Il sofista malfatto è edito da Arduino Sacco Editore
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oppure in libreria a:
Piacenza - libreria Fahrenheit 451, Feltrinelli, Romagnosi, libreria del Corso, Tuttolibri, libreria Ipercoop
Mestre - libreria Feltrinelli, libreria Don Chisciotte
Bologna
- libreria Trame, libreria Irnerio

abstract

PERCHE’ QUESTO LIBRO

La scelta di costituire il PD in Italia ha stravolto il tradizionale assetto della politica italiana, consentendo alla crisi culturale e politica nazionale di velocizzarsi e sdoganando definitivamente la spettacolarizzazione emozionale del politico.

Walter Veltroni non è stato soltanto un front man in questa operazione, ma ne ha rappresentato efficacemente senso e finalità ideologiche; le ha incarnate nel suo personaggio, nel suo stile comunicativo, nella sua retorica. Nonostante le ripetute sconfitte elettorali, Veltroni ha ottenuto nella sua breve stagione di leadership un risultato indiscutibilmente significativo: chiudere la stagione politica del centro-sinistra e contribuire in modo definitivo alla crisi della sinistra italiana, favorendone il transito verso il nuovo modello governamentale. Come si trasforma l’essere di sinistra in Italia, dopo queste scelte? Il cittadino-elettore si sostituisce definitivamente al vecchio militante?


ALCUNI BRANI

L’Anti (ideologico e conservatore), parte prima – cap. III

“…Ed è propriamente la storia comunista quella di cui Veltroni si compiace di annunciare la fine…per Fukujama l’homo novus generato dalla fine della Storia era un post-ideologico argonauta del libero mercato, per il Walter nazionale saranno i ‘nuovi italiani’ del Partito Democratico, finalmente liberi dalla zavorra comunista, dalla storia comunista, che ha tenuto così a lungo ‘bloccato’ il paese. L’Anti non se la prende con la storia tout court, insomma, ma solo e specificamente con quella del Partito Comunista Italiano. L’ideologia ed il conservatorismo, uniche polarità cui Veltroni si consente un deciso ‘essere contro’, sono quelli propri della tradizione politica della sinistra italiana, nel cui seno ha prosperato fino agli effimeri allori della sua breve stagione di leadership. Essere contro, chi conserva vecchi sistemi di idee e stantie coerenze. Contro, chi richiama al peso ed alla responsabilità di una storia peculiare e propria, portatrice di una differenza. Contro tutti i conservatorismi, senza porsi il problema di cosa possa rimanere eliminandoli così in toto e senza appelli…“

Un leader da Bianco Mulino, parte prima- cap. VIII

“…i testimonial preferiti da Veltroni sono sostanzialmente ‘veline’ della politica: che siano donne o uomini, sorridono, sono graziosi (le donne di più, ovvio), parlano poco e hanno pochissimo da dire…. Ancora una volta, poi, il testimonial non deve necessariamente esplicarsi in una figura concreta e dotata di corpo, poiché la sua è una fisicità a due dimensioni, decorativa. Spesso infatti, come accade nelle operazioni pubblicitarie effettuate direttamente nei punti vendita, la ‘persona testimonial’ è trasformata in roter, fotografia-figura di se stessa. E’ la tecnica del ‘venditore silenzioso’ che sta alla base dei tanti manifesti, cartelloni, maxischermi riempiti con figure, occhi e facce di giovani e donne che sorridono educatamente ed invitano a considerare la bontà del prodotto-Veltroni. Ridotto così a figurina, il testimonial raggiunge la sua perfezione iconica: niente sbavature, niente modificazioni nella perfetta placidità del suo sorridere…“

Quest’opposizione non s’ha da fare, parte prima – capitolo VIV
“…Se al presente si considera inappropriato urlare la propria rabbia, la strategia veltroniana è invece quella della petizione, dal titolo emozionalista ‘Salva l’Italia’. Il pericolo è tanto grande che l’Italia necessita d’essere addirittura salvata, ma la piazza può attendere, e non deve essere urlata…Veltroni è animato da una concezione paradossale: vuole la piazza, ma epurata delle sue caratteristiche distintive; si propone alla guida di un movimento conflittuale, delimitandone però in anticipo i confini e procrastinandolo al dopo. Si tratta di un’opposizione che promette di avverarsi in futuro, ma che non può essere adesso. opposizione virtuale. Le cause della sua virtualità stanno nei presupposti che la vincolano: se s’intende opporsi ‘come se’ non si fosse all’opposizione, il conflitto non trova materia da utilizzare, né terreno su cui radicarsi. Per confliggere con chi governa, è necessario identificarsi con chi è governato e –in quanto tale- impossibilitato nel governare a sua volta. Ma la filosofia del partito democratico è la governamentalità, l’obiettivo primo essere forza-di-governo, la vocazione ‘maggioritaria’. Per un leader, ed un partito, votati alla governamentalità fare opposizione, nel senso proprio del termine, significa dunque mettersi dalla parte opposta non rispetto all’avversario politico, bensì rispetto a se stessi…“

bugie aporie utopie, parte prima - capitolo XII

“…L’utopia agitata, soprattutto nelle pagine de La nuova stagione, è fondamentalmente di natura tecnocratica, ancorché qualificata da ampi riferimenti alla dimensione etica ed emozionale…La credenza, alla base di questa visione utopica, è che vi sia una connaturata bontà morale nell’atteggiamento governamentale, nella sua tecnicità, ed un’altrettanto ineludibile ‘cattiveria’ in quello ideologico- identitario…La cornice emozionale, la promessa, è quella di abitare un contesto d’esperienza totalmente nuovo, disancorato dai pesi del passato. In buona sostanza, l’utopia di Veltroni si condensa nel sogno di superamento del politico, affermando il primato dell’aspetto tecnico-gestionale. Strettamente correlata alla precedente è l’utopia che disegna la fine del conflitto: affrancati dalle ideologie, liberati dalle affezioni identitarie, i politici del mondo nuovo potranno abbandonare la conflittualità urlata, cui erano abituati, e dedicarsi alla co-gestione della cosa pubblica, transitando dall’essere ‘contro’ all’essere ‘per’. E’ un parlamento dei mormorii quello che immagina Veltroni, dove ci si confronta con pacatezza, senza bisogno di litigi poiché i motivi del litigare (la divergenza ideologica, l’attaccamento alle reciproche identità) non sussistono più…“

La dote di Berlusconi, parte seconda – cap. I

“…Il leader, con le sue qualità, è l’oggetto magico in relazione col quale (attraverso il consenso, il voto, il tifo politico) il popolo può almeno in parte amplificare il proprio sentimento di potenza…L’utopia berlusconiana si sostanzia di un suo specifico orizzonte mitico, fatto di calore, immediatezza, sfrenata libertà di consumare ed appropriarsi di cose, senza costrizioni o divieti esterni. In chiave psicoanalitica, Berlusconi trova nel tramonto del super-Io la sua dimensione utopica…L’utopia veltroniana è strenuamente orientata al nuovo, alla promessa di un radicale cambiamento. La seduzione esercitata dal nuovo è insieme promessa di affrancamento dalla pesantezza (del passato con i suoi rancori, della situazione economica, delle problematiche sociali del paese) e conquista di una leggerezza tipicamente post-moderna (un paese moderno, più veloce, più semplice e lieve, in grado di mutare scenario e contesto rapidamente e di trasformarsi a piacimento). Il nuovo, più propriamente, è una promessa di liberazione individuale, anche sotto il profilo psichico: ‘una nuova stagione’, la ‘nuova Italia’, il ‘nuovo viaggio’ sono tutte metafore che richiamano al profondo bisogno spirituale di trasformazione e felicità che anima le vite (spesso coatte ed etero-determinate) delle persone normali. E’ la promessa di un’epifania privata che si rispecchia in quella sociale, e rende razionale l’attesa e la speranza anche a livello individuale poiché prefigura ‘qualcosa’ verso cui tendere, un mutamento appunto…“

3 commenti:

Matteo ha detto...

Hai ragione. Veltroni rappresenta l'utopia che era del socialismo utopistico ai tempi di Marx, quello di creare la conciliazione in un mondo conflittuale, ovvero conciliarsi senza risolvere quei conflitti e quindi senza viverli per superarli dialetticamente.
Un conciliazione, naturalmente, illusoria, come illusorio è tutto il partito democratico, che nasce proprio da questa falsa conciliazione.
Ma questa illusione si rivela subito per quello che davanti all'operaio che deve fare i conti col proprio misero salario o davanti al pensionato che non arriva alla fine del mese.
E questo va tutto a vantaggio del "principale esponente della coalizione avversa".

manuelabruschini ha detto...

esatto! quello che più mi fa specie è che ci sono moltissime persone realmente di sinistra, antropologicamente non affini a questo progetto, che lo alimentano con la loro adesione...e continuano, nonostante tutto, a farlo.

manuel cecchinato posadas ha detto...

propongo l'idea di politica-partito come FILTRO

si entra nel partitto solo se si condivide una ideologia e solo se si usano parole chiave pre-decise da una vetta di registi del partito stesso, il resto, la base, è solo una finta corte di attori

quindi il partito che rifouta al grillo del momento la sua presenza anche polemica finisce per determinare se stesso come criptico, autistico movimento a sè che richiama a sè solo gli individui capaci di assecondare ciecamente la politica-esoterica della vetta-piramide dirigenziale

nessuna polemica è concessa come dialogo vero, solo l'assenso fatto di parole chiave esatte e vere come ORNAMENTO dell'apparirzione del partito come entità pubblica

tutto ciò che rompe questa entità è pericoloso perchè smaschera la scena su cui recitano gli attori e che dirogono i registi