19 luglio 2009

alla faccia del partito aperto

alla fine la decisione dall'alto è piombata sul 'caso Grillo'; non soltanto NO alla candidatura, ma No alla sua iscrizione al partito. E il segretario ribelle Forgione giustamente parla di 'ayatollah romani' e di fine del partito aperto sognato da Veltroni. Forgione ha ragione, cari 'compagni' del PD (si può ancora dire?).

Il PD si è strutturato come partito inteso a superare il vecchio schema destra-sinistra, io-altro, e dichiaratamente è stato progettato per non essere più uno di quei partiti tradizionali che appartengono ai militanti, ma per essere un partito "abitato da cittadini elettori", che non vivono di politica ma "vogliono contare votando nei momenti decisivi". Questa che cito è la 'nuova stagione' di Veltroni, questa è la filosofia del Pd, non il Manifesto...e allora perchè no a Grillo? non è egli un cittadini elettore che vuole abitare il PD, che chiede di partecipare votando - o proponendo di essere votato - nel momento decisivo del Congresso? questo no appartiene ad un vecchio schema politico, di difesa della propria identità ed integrità; ma il Pd promuovendo il partito 'aperto, flessibile' ha già scelto di superare quello schema. Oppure erano solo menzogne, etichette emozionali per sedurre?

senza coerenza non c'è credibilità politica di sorta...

1 commento:

manuel cecchinato posadas ha detto...

propongo l'idea di politica-partito come FILTRO

si entra nel partitto solo se si condivide una ideologia e solo se si usano parole chiave pre-decise da una vetta di registi del partito stesso, il resto, la base, è solo una finta corte di attori

quindi il partito che rifiuta al grillo del momento la sua presenza anche polemica finisce per determinare se stesso come criptico, autistico movimento a sè che richiama a sè solo gli individui capaci di assecondare ciecamente la politica-esoterica della vetta-piramide dirigenziale

nessuna polemica è concessa come dialogo vero, solo l'assenso fatto di parole chiave esatte e vere come ORNAMENTO dell'apparirzione del partito come entità pubblica

tutto ciò che rompe questa entità è pericoloso perchè smaschera la scena su cui recitano gli attori e che dirogono i registi

la televisione, la piazza telematizzata, le serate da porta a porta sono i luoghi-scena in cui si espone la politica di tutti

non è sgtato costruito altro luogo che questo per la politica di tutti: lo spazio mediatico

e con questo anche le parole d'ordine, cehe come passwords permettono l'accesso al partito stesso

l'elettore chiamato al consenso o conquistato al consenso non tradirà la parte che gli è stata assegnata e prenderà parte ai convegni-massa che gli vengono datati a scadenza chiave che però non sono più le eventuali situazioni diconflitto sociale civilmente esposto nelepiazze, piuttosto le adunate di consenso a quella forma-partito che si nutre di risposte elettorali preconfezionate e poco rischiose